NX1

Marco Victor Romano / Serie NX1 / tessuti, cotone fino, cotone, juta, lino sottile, lino e inchiostro / installazione site specific / 2016

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Marco Victor Romano / Serie NX1 / tessuti, cotone fino, cotone, juta, lino sottile, lino e inchiostro / installazione site specific / 2016

 

Questa sperimentazione cerca di registrare gli effetti di un’azione casuale sulla realtà.

Attraverso gesti semplici e ripetitivi l’artista interviene su diversi tipi tessuto . Per eseguire l’azione ogni stoffa viene piegata su se stessa N volte, successivamente viene toccata con l’inchiostro in un solo punto.

Il colore penetra tutti gli strati del tessuto ma in un solo punto. A tela spiegata l’immagine prodotta accidentalmente è parcellizzata in una struttura a macchie, dal ritmo cadenzato, scandito da latenti corrispondenze. L’intera figura restituisce una sensazione armonica che tanto rassomiglia al manto maculato di alcuni animali come pure alle strutture tipiche degli agglomerati cellulari. Si possono leggere similitudini anche con i movimenti di espansione di talune onde cosmiche.

Alla base di tale lavoro non vi è alcuna scelta estetica precostituita, bensì la volontà di dimostrare e raccontare, attraverso un esperimento visivo, i sistemi di organizzazione della materia insiti nel processo di genesi delle strutture del reale.

“Esiste, forse, una singola struttura sulla quale la materia si organizza per ogni determinata situazione? Cosa si può immaginare all’origine di tali strutture: un evento o piuttosto una frequenza modellatrice?”

Per dare una risposta a queste domande l’artista adotta una precisa metodologia volta a sintetizzare l’intervento sulla materia in un unico gesto e allo stesso tempo a moltiplicarlo su una sola superficie un determinato numero di volte. Il criterio scelto per l’organizzazione del lavoro è ispirato alla Teoria del Contrasto di Quantità di Johannes Itten che ha suggerito all’artista precise corrispondenze tra il colore dell’inchiostro e il numero di pieghe della tela.

In quest’opera Romano procede al progressivo annullamento della propria impronta espressiva allo scopo di far emergere in superficie dell’altro. L’analisi del reale è empirica, l’azione compressa in un unico gesto, il resto è materia autonomamente strutturata in un’armonia indipendente.

Alla stregua dell’afflato cosmico di cui si carica la rivoluzione Informale di Burri, che nel processo degenerativo della materia[1] coglieva la verità dei processi vitali, Romano intercetta manifestazioni di universalità nella strutturazione del reale.

Inoltre, tale esperimento è stato ripetuto con tutti i colori del visibile[2] generando una serie cromatica completa.  Alla base vi è la volontà di ampliare la ricerca usando tutte le combinazioni possibili e raccontare, in sequenze sempre diverse, l’eterogeneità delle possibilità di aggregazione e composizione della materia. Come nella serie di Nature Morte di Morandi ciascun’opera è simile alle altre ma uguale solo a se stessa.

Ancora una volta Romano trova nel reale il gancio espressivo, simbolico e vitale, del proprio linguaggio artistico suggerendoci l’idea dell’esistenza di un’arte universale insita nella disposizione di tutte le cose.

 

Giovanna Calabrese


[1] Si pensi alla serie di Muffe, Sacchi e Cretti pionieri della rivoluzione artistica Informale di Alberto Burri.

[2] Colori del visibile: rosso, arancione, giallo, verde, blu, violetto. La serie prevede la creazione di 8 opere realizzate con il giallo, rosso, blu, indago, arancio, verde, viola e nero.

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